| | | OFFLINE | | Post: 320 | Città: TORINO | Età: 96 | Sesso: Femminile | |
|
01/02/2009 00:34 | |
Quante se ne dicono: “Ma sarà vero?”; “ Lo sapevi che…?”; “Ha mai sentito parlare di…?”
a cura di Fabio Turchetti
E’ vero: se ne dicono tante, e altrettante se ne scrivono. Ma qualcosa di vero c’è – come, d’altro canto, il mondo è pieno di leggende metropolitane, anche gastronomiche, decisamente inattendibili.
A questo punto, perché non dedicare una rubrica alla conferma o alla smentita, allo stupore o all’ironia su tutto quello che di edibile ci circonda, almeno quando di particolare singolarità. Storie, aneddoti, leggende, appunto: ne troverete a iosa, alcune veramente sorprendenti.
Nell’augurarvi ovviamente buon appetito, vogliamo però in questa prima tappa saltabeccare qua e là, per fornirvi un piccolo esempio di quel che sarà il nostro cammino. Spunti, pretesti, amenità che fungeranno, speriamo, da felice antipasto.
Partendo dalla Catalogna, magari, dove esiste un formaggio dall’odore insopportabile ma dal sapore eccezionale, il “Tupi”. Il primo dubbio che lo riguarda è facilmente risolvibile. Immaginatevi un assedio, o una situazione di carestia: dopo aver esaurito ogni scorta, come estrema risorsa qualcuno fu costretto a consumare anche il formaggio “andato a male” avendo, in questo caso, la piacevole sorpresa di scoprire che esso si era trasformato in qualcosa di estremamente appetibile. L’altro mistero riveste il nome del formaggio stesso, “Tupi”, che sfugge a ogni etimologia. Ebbene, provate a ipotizzare che il formaggio in questione fosse di origine greca; sulla cassa che lo conteneva ci sarebbe stata la dicitura “Tiri” (formaggio, appunto), scritta, naturalmente, nei caratteri di quella lingua. Per pura combinazione, le lettere centrali somigliano alle nostre “u” e “p”, e la loro (errata) lettura potrebbe aver generato un equivoco linguistico che perdura ancora ai giorni nostri.
Ad un’interpretazione sbagliata potrebbe essere dovuto anche il termine “BBQ” (poi trasformato in “Barbecue”), che significa “alla griglia”, e sulla cui origine non è mai stata fatta luce. In arabo, “alla griglia” si dice “Qabab” (o “Qebab”, o “Kabab”, o “Kebab”): le differenze di trascrizione sono dovute al fatto che gli arabi non indicano le vocali, e che la lettera “Kof” non è né una “k” né una “q”, ma una via di mezzo tra le due. Scrivete “Qabab” alla “araba”, cioè senza vocali e da destra a sinistra: otterrete le tre lettere BBQ, all’origine dell’enigma.
Dalla linguistica alla chimica: vi siete mai chiesti come si riesca a infilare la ciliegina e il liquore in certi “boeri” industriali, sul tipo dei famosi “Mon Cheri”? Chi immagina che liquore e ciliegia vengano sistemati in “gusci” vuoti, successivamente chiusi da una sorta di coperchio di cioccolato, si sbaglia: il sistema sarebbe complicato, lento e costoso; oltretutto (guardare per credere), i prodotti non presentano alcun segno di saldatura. Le ciliegine sotto spirito vengono circondate da un blocchetto di pasta di zucchero semisolido, trattato con particolari enzimi; i blocchetti – cui viene data la forma desiderata – sono quindi immersi nella cioccolata fusa, che forma l’involucro esterno. Una volta al chiuso e al buio, gli enzimi sciolgono lo zucchero, che assume un po’ di alcol dalla ciliegina stessa, e il gioco è fatto.
|